La traumatologia dello sport nasce nel 1980 quando un gruppo di ortopedici decisero di costituire la prima vera società di Traumatologia della sport che prese il nome di S.I.Tra.S. (Società Italiana Traumatologia Sport).

Da allora sono nate a livello europeo e nazionale diverse società a carattere scientifico che si sono occupate e che si occupano tutt’ora della patologia sport-correlata.

Ma non dobbiamo confondere la traumatologia dello sport con il semplice trattamento chirurgico dei traumi sportivi e peggio ancora ridurre semplicemente tale branca alla chirurgia ricostruttiva legamentosa del ginocchio.

La traumatologia dello sport è una disciplina molto complessa che racchiude al suo interno il lavoro di figure professionali diverse come l’ortopedico, il medico dello sport, il fisiatra, il fisioterapista e gli allenatori.

Quello che caratterizza questa branca è un approccio diverso al trauma sportivo, che viene considerato nella sua complessità, a 360°, e non solo in sé e per sé.

Cerchiamo di capire come.

Il primo punto che la Traumatologia dello Sport considera è:

1. la prevenzione. Punto fondamentale. Agire su quelli che vengono definiti fattori intrinseci (fattori legati all’atleta: peso, altezza, eventuali alterazioni strutturali) ed estrinseci (fattori legati all’ambiente, ad esempio i terreni di gioco, le calzature utilizzate, il grado d’idratazione di un atleta durante l’allenamento/gara): è la base per evitare il verificarsi del trauma stesso.

Negli ultimi anni la maggior richiesta di competitività e di agonismo anche nei ragazzi molto giovani, ha determinato un incremento significativo dei traumi in questa fascia d’età. Per questo risulta ancor più importante agire sulla salute del giovane prevenendo le patologie dell’accrescimento, prevenendo l’infortunio ed evitando così le eventuali sequele che da esso ne possono derivare.

Cominciamo quindi ad agire sulla “salute in campo” attraverso la prevenzione attiva (allenamento, riscaldamento, stretching, ginnastica propriocettiva, rieducazione posturale, atteggiamento mentale) e la prevenzione passiva (visita d’idoneità sportiva, igiene sportiva, protezioni individuali, taping, attrezzi di gioco).

Qualche volta però questi aspetti non vengono tenuti in debita considerazione e quindi il gesto reiterato dell’atleta, svolto in maniera scorretta o con attrezzature non idonee, determina la cronicizzazione del dolore. Ed ecco il secondo punto da considerare:

2. Il trattamento delle lesioni croniche. Queste sono definite patologie da Sovraccarico Funzionale, colpiscono in modo specifico lo sportivo, poiché questi ripete il gesto atletico in modo sistematico. La “pubalgia”, ad esempio, o il “ginocchio del saltatore” o il “gomito del tennista”, sono tutte patologie da sovraccarico, spesso difficili da curare e sulle quali bisogna agire considerando il problema da più punti di vista.

3. il trattamento chirurgico delle lesioni acute. Terzo punto focale. Quando purtroppo l’infortunio accade e il trattamento chirurgico si rende necessario, l’importante è poter rimettere in campo l’atleta il più velocemente possibile.

Il gesto chirurgico deve essere mirato, eseguito con precisione e competenza garantendo un risultato eccellente.

La Chirurgia Mini-Invasiva e il Fast-Track chirurgico e riabilitativo sono in questo caso mandatori.

4. il trattamento riabilitativo è il quarto punto, ma certo non ultimo in ordine d’importanza. Nelle patologie croniche e nel post-operatorio, questo deve essere finalizzato al recupero funzionale e sportivo dell’atleta, il quale deve essere messo nelle condizioni di recuperare il prima possibile senza però rischiare di compromettere nulla.

Il trattamento riabilitativo deve essere mirato: il terapista deve quindi riabilitare con una finalità: mettere il paziente il grado di riprendere la prestazione atletica svolta in precedenza.

A questo punto si può comprendere meglio come la Traumatologia dello Sport sia una branca della medicina molto articolata e complessa e che racchiude in sè molti aspetti che coinvolgono moltissime persone: dall’atleta di 1° livello all’atleta amatoriale, dal bambino all’adulto.